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Qualche settimana fa mi contatta un’azienda di Padova che mi parla della possibilità di installare un impianto fotovoltaico “a costo zero”.

Fino ad allora ho sempre attribuito al fotovoltaico la stessa utilità di lavarsi il fondoschiena con la stessa acqua del wc dove hai appena fatto cose: totalmente inutile (e anche un po’ fetish, se vogliamo)… tuttavia “a costo zero” suona nella mia testa come “a gratis” (anche se so essere impossibile) e quindi decido di approfondire la cosa.

Dopo qualche giorno si presenta in ufficio un loro consulente commerciale. Mi spiega che “a gratis” non esiste (ma va) ma che “a costo zero” vuol dire che impiegando la stessa cifra che spendo ora per la bolletta, potrei in un esiguo tempo di 10 anni ripagarmi l’impianto senza neppure accorgermene.

Appurato quindi che “a costo zero” significa “fatti un finanziamento” gli dico che per quello che spendo io al mese o l’impianto costa gran poco o il pagamento me lo devono dilazionare in 20 anni.
A questo punto lui mi cala l’asso di bastoni: “eh, ma c’è un incentivo statale che ti restituisce il 50% del costo dell’impianto in 10 anni”.

Ah.

Decido quindi di fare un secondo incontro nel quale lui mi fa la proposta tecnico/economica, che tradotto in termini più semplici significa quanto è grosso (l’impianto) e quanto male mi fa prenderlo (economicamente).

Passa una settimana, nella quale io approfitto di tutte le mie pause wc per farmi una cultura in materia e ovviamente avere dei riferimenti di costo.

Il secondo incontro avviene a casa mia. Lo vedo arrivare in una 205 bianca, da lì mi faccio una mezza idea che come commerciale o vuol tenere un profilo molto basso o non deve avere molto successo.

Sale, lo faccio accomodare, gli offro da bere.

Premessa: gli avevo detto nel precedente incontro che sarei stato interessato ad un impianto di 3Kwh con accumulatore.

Inizia: “dunque, con accumulatore siamo fuori budget, i nostri tecnici avrebbero pensato per Lei ad un impianto da 2Kwh.”

Ah.

Continua: “per un impianto di questo tipo siamo ad una rata di XYZ al mese”.

XYZ al mese mi va pure bene, ma con 2Kwh non ci accendo manco i led della cucina, primo perché non li ho, secondo perché anche li avessi rimontati dopo il trasloco (di 2 anni fa) li accenderei di sera e da quanto ne so il fotovoltaico non è efficiente al chiaro di luna.

“Le ho fatto anche la proposta per i 3 chili” – mi dice trionfante – ” In questo caso la rata è di QWE”.

Che è più del doppio di quanto spendo mediamente di corrente al mese.

“Eh ma deve considerare l’incentivo statale, l’investimento su lungo termine, lo scambio di energia sul posto, il pagamento delle eccedenze, le cavallette…”.

Sì ma, sti cazzi?
A questo punto io gli dico…”Senta, ma a fine corsa quanto mi costa l’impianto?”

Lui: “Ma lei non deve pensare al costo finale, deve valutare esclusivamente il suo costo mensile, quanto incide sulla sua quotidianità!”.

“No no, io voglio sapere quanto mi viene a costare in totale l’impianto”.

Calcolatrice alla mano, mi moltiplica XYZ per il numero di rate… quasi 12.000 euro per 2Kwh. Quello da 3 supera i 18.000.

Senza accumulatore.

Porco XXX (sono Veneto).

Sulla tavola ho il portatile accesso… lo giro verso di lui… c’è aperto un foglio excel con i vari preventivi che ho trovato online.
Gli faccio notare che un impianto da 3Kwh si trova chiavi in mano a 1/3 di quello che me lo vuole far pagare lui.

“Eh ma noi usiamo pannelli solaredge, monocristallini, raggi laser, le cavallette…”

Gli faccio notare che il primo preventivo in lista è con i componenti di quella marca.

In 90 secondi netti chiude il block notes, i depliant, ripone il tutto nella sua borsa. Nel mentre mi dice “beh, se li ha trovati a quel prezzo io per primo Le consiglio di acquistarli lì…i nostri prezzi e condizioni sono quelli che Le ho esposto”.

Se ne va, lo vedo sparire all’orizzonte come una lacrima nella pioggia, ma dentro una 205 bianca.

Ho comprato l’impianto da un’altra parte.

(continua…)