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Io vorrei essere un tipo da SUV. Vorrei esserlo davvero. Uno che bada all’immagine, alla moda ma anche concretezza, all’equilibrio. Che va dal punto A al punto B senza rompere i coglioni con un mezzo pensato per migliorare l’autostima più che per altro. Un mezzo importante, desiderabile. Voglio essere un tipo che magari guarda l’Isola dei Famosi, o qualche talent con cantanti falliti che straparlano. Che vive in un mondo perfetto da Mulino Bianco.

Il tipo a cui BMW (non solo, però oggi è nell’occhio del ciclone) va incontro con proposte come X1, X2 e un po’ anche con la nuova Serie 1. “L’80 percento dei nostri clienti non sa la differenza tra una trazione anteriore e una trazione posteriore”. Eccoli serviti. Una macchina fotocopiata da ogni altra macchina simile, con un brand prestigioso e linee rassicuranti. Il restante 20%? Chissenefrega, per noi è gente inutile.

Probabilmente, anzi sicuramente, avranno ragione loro e torto io. Però io ci ho provato, a diventare il cliente ideale che BMW vuole. Quello che non ha bisogno di una macchina differente, emozionante, personale, sportiva. Ci ho provato.

Ultimamente, di SUV e vetture… normali ne ho potute guidare diverse, e, sul primo impatto, la realtà è che è tutto quasi perfetto. Linee alte che conferiscono importanza, pretendono rispetto. Linee di moda. All’interno si sta come anestetizzati, protetti dal mondo, come in un uovo. La guida è facile, intuitiva, leggera. Non richiede troppo sforzo. Di fatto, è quasi come non guidare. Il tempo speso in strada è un’unità di tempo assolutamente irrilevante e dimenticabile, della quale si farebbe a meno. In alcuni momenti, non posso negare che ciò è anche piacevole, rassicurante.

Mi sono chiesto: ho davvero bisogno di sentire il motore che spinge, un bel sound, la precisione di guida, i cambi di direzione veloci, il posteriore che si muove allegramente? Non ho altro di meglio da fare?

La realtà, almeno per me, è che le auto-noios… ehm normali sono, quasi sempre, una soluzione eccezionale per la mobilità. Una soluzione di mobilità. Che mi può anche bastare, se tutto il resto va per il verso giusto. Ci sono giorni in cui ti puoi accontentare, perché il quadro d’insieme va bene così.  

Poi, ci sono i giorni in cui non ne va bene una. Litighi con la fidanzata o col capo. Fai errori madornali. Esci la sera stanco, arrabbiato, col mal di testa. In più, si mette a piovere. In quel momento, capisci che non ti serve più solo un mezzo per spostarti da un punto A ad un punto B.

Ti serve qualcosa che ti curi e consoli. Perché gli altri non ti capiscono. Un sound aggressivo dallo scarico, un allungo “cattivo” buttando dentro due o tre marce, qualche curva affrontata in modo sportivo, una rotonda “assassina” . E’ il modo in cui la passione si trasforma in una risorsa per sopportare le difficoltà che la vita ti lancia addosso. Te lo meriti, cazzo. E’ terapeutico. E’ una terapia di gruppo, tu e l’auto. Un’esperienza che, anche nel peggiore dei momenti, ti assorbe in una concentrazione che regala serenità. Ma che, evidentemente, è ritenuta qualcosa di colpevole, brutto, disdicevole.

Non è una cattiva macchina, tutt’altro, lasciando stare l’ovvia somiglianza con le concorrenti. Ma è il principio, il cambio di direzione che colpisce. Con la nuova Serie 1, BMW dichiaratamente lancia sotto l’autobus tutti coloro che ogni tanto hanno bisogno di questa medicina alternativa. E che vedono le loro possibilità ridursi sempre di più. L’imperativo è cedere, adattarsi, lasciarsi assorbire. E’ bello, rassicurante, confortevole. Accendete la TV, i social, fate quello che fanno tutti gli altri. Desiderate quello che che desiderano gli altri. Amalgamatevi nel contesto.