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Ho smesso con il simracing, almeno per un paio d’anni. Non è stata una riflessione difficile. Grazie alla nascita della disciplina del “leisure karting”, correre on line è diventato sicuramente più complesso e quasi più costoso che scendere in pista per davvero. Che senso ha l’E-Sport quando praticarlo diventa meno agevole che praticare il Real-Sport?

Mi spiego. Il mondo delle corse professionistiche o para-professionistiche è sempre inaccessibile, ma mentre l’online si è evoluto diventando sempre più professionale, nel mondo del karting è fiorito un intero settore low-cost, per l’appunto il cosiddetto “karting da divertimento”.

Fino a 5-10 anni fa, l’unica possibilità era correre nelle endurance 4 tempi, che però erano poche (quelle organizzate seriamente) e relativamente costose, specie per le lunghe durate, con motori che non andavano niente. Tutto il resto era “tagliaerba da fiera del paese”. A un certo punto però, due aziende hanno fiutato l’affare. Birel in primis, col telaio N35 (tuttora uno dei migliori) ha lanciato il sasso, proponendo un mezzo da noleggio di tutto rispetto. Anche se la casa italiana non pensava ad un’attività sportiva agonistica, alcuni promoter hanno chiuso il cerchio e offerto corse 4 tempi assolutamente dignitose. Forse, in Birel nemmeno si immaginavano che i loro telai da nolggio sarebbero diventati protagonisti di gare “vere”, con montepremi, piloti professionisti e sponsor di alto profilo.

Poi è arrivata un’azienda francese che si chiama Sodi. Comprendendo che ciò che era nato come passatempo da “sfigati” poteva evolversi in una disciplina sportiva a tutti gli effetti, la Sodi ha creato un ranking mondiale (del tutto simile a quello di iRacing) per coinvolgere coloro che utilizzavano il marchio attorno al mondo. I kart non erano – e non sono – nulla di speciale. Anzi, sono dei cancelli. Però costano poco da mantenere e sono robusti: permettono di organizzare tantissime gare in modo più immediato. Con mezzi pensati allo scopo e tante gare in più, sia i costi per i gestori, sia quelli per gli utenti, via via si sono abbassati, rendendo possibile organizzare campionati a prezzi impensabili in precedenza. Diciamo che, in un certo senso, la Sodi è stata la Ryanair del karting. Simile risultato. Un’azienda francese che produceva cancelli per sfigati è diventata una superpotenza, il più grande produttore di telai del mondo. Telai scarsi, ma che si vendono e che fanno anche loro numero.

In Sodi hanno capito che se organizzi una competizione che costa poco e la rendi appetibile tramite un sistema sportivo-agonistico, le persone sono disposte a passare sopra al fatto di guidare un mezzo cancello. Poi, se tutti hanno in mano lo stesso cancello, il problema non si pone. E’ un po’ la situazione che c’è nelle moto col boom delle Pitbike/Minibike varie. A ruota, piano piano, tante altre aziende/organizzazioni hanno capito il potenziale di guadagno, e ulteriori costruttori hanno iniziato a guardare con interesse il settore, mentre quasi tutti i tracciati ora promuovono i loro campionati low-cost, tutto incluso.

Oggi, con 5-600 euro è possibile disputare un’intera stagione di un campionato sprint di livello base, con licenza, assicurazione e (per chi va a scuola) crediti sportivi. Con 1000€ si può correre con mezzi più potenti, inclusi allenamenti e un paio di trasferte. Con 1500€ si può affrontare una stagione di endurance a buon livello. Inoltre, non sono richiesti equipaggiamenti di prim’ordine. Basta un casco da moto omologato ECE (da 50€). Se aggiungiamo per comodità una tuta (anche scaduta), guanti (vanno bene quelli da moto) e scarpe, con un po’ di sacrifici quasi chiunque ci può stare dentro. E spesso, chi va forte vero, neanche paga. Impensabile nel karting cosiddetto professionistico. La preparazione sarà necessaria e ti porterà poi a fare sport “vero”, cardio in particolare, e, per coloro che vogliono migliorare, a curare l’alimentazione.

Viceversa, mai come ora il simracing è stato costoso e impegnativo, mentalmente e finanziariamente. Indipendentemente dal costo della piattaforma stessa, ci sono volanti e pedaliere sono il “male minore”. Tra Oculus e hardware che possa supportarlo i costi sono importanti, e alla fine ogni anno girano centinaia di euro. E’ vero che i campioni vanno forte anche con una sedia da ufficio, la tastiera e un monitor da 12″, ma per la gente normale non è così. Poi in questo settore il “cancello” non basta, serve un po’ di immersività per godersi le gare davvero. Se aggiungiamo che curare gli assetti è diventato molto più complicato che nelle gare reali, quantomeno quelle di livello più basso, la domanda è… chi me lo fa fare? Vale la pena preferire il simracing di medio livello alle corse vere, seppure del livello più basso? A fine 2019 ve lo dico…