Seleziona una pagina

Come posso diventare un professionista nel motorsport? Me lo chiedono spesso. Ma non so cosa rispondere perché penso che il mio caso sia più unico che raro. Non ho fatto nulla di quello che potrei consigliare ora. E’ stato un mix di culo, circostanze e bravura. Che però da sole non sarebbero bastate. Posso solo parlare di come ho iniziato.

Semplificando un po’ troppo le cose, tutto è partito col Simracing. Fino all’inizio degli anni 2000 avevo solo giocato, senza pensare che ci potesse essere una vera e propria comunità. Però, con l’arrivo dei vari F1, era esploso il mondo del modding, oltre che dei vari forum anche in lotta (io stavo du M4Driving), e a me piaceva molto disegnare le livree, anche in modo molto fantasioso, e questo modo nuovo di fare amicizie mi portò a conoscere diverse persone, tra cui Pablo, alias MinicooperMK3.

Pablo mi parlò di un suo amico pilota, Gian Maria Gabbiani che – per come me lo descriveva – mi stava abbastanza simpatico. Così me lo presentò. Non so perché ci andammo subito così a genio: eravamo, e siamo tutt’ora, dei caratteri agli antipodi. Forse ci riconoscevamo nella stessa passione, o avevamo compreso le potenzialità l’uno dell’altro.

Fu lui a farmi capire che forse per me ci sarebbe potuto essere un futuro nel motorsport, a spronarmi e farmi avanti per cercare di contribuire a questo mondo: aveva sentito che Italiaracing.net, un portale molto in crescita, aveva bisogno di qualche collaboratore, e mi proposi con quella che era la mia passione principale nel mondo del motorsport. Le corse americane. A dire il vero, all’inizio mi rimbalzarono, ma quando gli inviai il primo articolo cambiarono presto idea. Con Italiaracing collaboro ancora, e sono fortunato ad aver trovato in loro gente onesta corretta, e da cui ho imparato molto.

Poi arrivò la televisione. Gian Maria aveva trovato la possibilità di commentare gare su Nuvolari TV. Gare americane. NASCAR. A quel punto, ero appena laureato e volevo diventare un dirigente pubblico. Avevo già i contatti per avviarmi in quella direzione, e uno stage pagato pronto a partire. Vedevo le corse come un bell’hobby, che magari sarebbe riuscito a farmi arrotondare.

Così arrivò il giorno della prima telecronaca, era la Busch Series… manco mi ricordo che pista, forse Phoenix. Sta di fatto che andammo bene. MOLTO. Tanto che Mauro Coppini, un’altra delle persone senza cui non farei ciò che faccio, ci propose un pacchetto di gare fino a fine stagione. Saltava fuori quasi uno stipendio. Pare che a perorare la nostra causa fu in particolare Gianni Giudici, grande amico di Mauro.

Forse sono stato pazzo a mandare tutto all’aria, una carriera promettente in un mondo che pagava e paga bene tutt’ora. Forse, avrei più soldi, e sicuramente un’esistenza più tranquilla. Ma ho pensato che non mi sarei potuto perdonare di aver perso quell’occasione più unica che rara. Da allora non ho più mollato il mondo delle corse, affiancando alle attività di giornalista anche quelle di consulenza/PR/ufficio stampa/social e quella di producer televisivo. Ormai sono 15 anni.

Come si può capire, molto è stato fortuna. Avere trovato le connessioni giuste, gente che ha saputo valorizzare le mie capacità, e realtà in crescita che mi hanno permesso di far quadrare i conti. Ovviamente, immagino che abbiano contato anche le capacità. Grazie alle qualità (LOL) del sistema scolastico italiano, non mi sarei mai immaginato di avere talento per fare qualcosa in un settore così creativo come quello del giornalismo. Mi avevano sempre detto, visto che questo faceva la mia famiglia, di guardare a numeri, bilanci e normative. In Italiano ho sempre fatto schifo. E anche in inglese. In base a quello che avevo visto a scuola, non avrei mai pensato di avere un talento per le lingue. L’inglese l’ho praticamente imparato da solo e, pur non potendo per ovvie ragioni raggiungere il livello di un madrelingua, non mi discosto molto. Questo mi dà tuttora un vantaggio più unico che raro sulla concorrenza.

Cosa posso consigliare? Onestamente, non consiglierei mai di mollare tutto per cercare fortuna. Direi che se si vuole entrare nel mondo delle corse, occorre imparare le lingue straniere, possibilmente più di una, e almeno l’inglese a un livello molto alto. Visto dove stanno oggi i soldi, consiglierei il mandarino o l’arabo. Poi, serve frequentare l’ambiente. Scrivere, condividere idee. Proporre qualcosa, rompere le palle anche se vi dicono di no. Poi, se ce n’è la possibilità, viaggiare. Vedere e imparare cose, avere nuove idee. Abbracciare le novità e capire come funzionano. Queste sono tutte cose che daranno grandi vantaggi in qualunque campo…